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Collina di Albaro a Genova tra le due guerre: qui Beatrice Solinas Donghi ambienta il suo romanzo. La storia di tre generazioni narrata con delicatezza e ironia. Lo scenario, immaginato dalla scrittrice e tratteggiato con pennellate che quasi ricordano la cura del particolare di alcuni quadri fiamminghi, è quello di villa Camilla in Albaro, ancora oggi visibile da via Pisa nei pressi della chiesa di Santa Teresina. Qui la scrittrice, da bambina, trascorreva le sue giornate nelle "ville contadine" presenti allora su quella collina per curiosare e condividere dei loro abitanti la vita agreste, che giudicava più interessante e meno noiosa del mondo dei "signori" cui lei apparteneva. I mutamenti famigliari e lo scorrere del tempo con le stagioni e gli anni sono descritti con mano leggera e senza indulgere al rimpianto, con lo stile asciutto e diretto di Beatrice. A tratti chi legge ha l'impressione di entrare in quel quadro così vivo e dettagliato in cui si raccontano le abitudini quotidiane, i modi di vestire, di cucinare, di pensare al centro della città, così vicina eppure raggiungibile con un vero e proprio "viaggio". E poi la fatica del lavoro nelle fasce ed il rapporto stretto e appassionato con la natura. Una natura in cui tutto ha un senso ed un ruolo, come spiega il papà alla bambina.